LE BATTAGLIE IN REGIONE

SUPERBONUS

Il Governo Meloni si è rimangiato le promesse fatte sul superbonus, mettendo in difficoltà imprese e famiglie. La Regione Piemonte poteva fare la sua parte mettendo in campo ogni strumento disponibile per aiutare tutti i soggetti rimasti vittime del voltafaccia del governo e per questo ci siamo mossi con largo anticipo portando delle proposte come M5S. 

Già in data 7 febbraio 2023 ho depositato una mozione per portare all’attenzione della Giunta le tante segnalazioni che mi sono arrivate da associazioni, imprese e singoli cittadini. La mozione è stata respinta,ho deciso quindi di trasformarla in un emendamento alla legge di stabilità regionale. Con l’emendamento proponevo un provvedimento per la circolazione dei crediti incagliati che sarebbe potuto diventare subito uno strumento per sbloccare i crediti di imprese e famiglie che ammontano a centinaia di milioni di euro solo per il Piemonte.  Infatti ho chiesto alla Regione di assumere un ruolo attivo rispetto alla circolazione dei crediti attraverso i propri enti strumentali, sia introducendo ulteriori forme di garanzie in favore di banche e istituti di credito per sostenere l’erogazione di finanziamenti verso le imprese che versino in situazione di difficoltà finanziaria, sia individuando nuovi strumenti di finanza alternativa a quella bancaria. Abbiamo dovuto aspettare fino ad ottobre 2023 per avere la legge regionale n.24, che potete trovare al seguente link:ttp://arianna.cr.piemonte.it/iterlegcoordweb/dettaglioLegge.do?urnLegge=urn:nir:regione.piemonte:legge:2023;24@2024-03-27&tornaIndietro=true

Prima in commissione e dopo in Aula durante la discussione, ho ottenuto il voto all’unanimità sia all’emendamento con cui chiedevo di ridurre da 90 a 15 giorni (inserire motivo sarebbero scaduti i termini aspettando così tanto) per l’emanazione dei decreti attuativi necessari a rendere operativa la legge, sia ad un ordine del giorno in cui chiedevo un tavolo di confronto fra enti e aziende partecipate titolate ad acquistare i crediti e gli istituti di credito intermediari. 

 Il tavolo non è mai stato convocato. La Regione è ferma, ma i piemontesi aspettano risposte. Nonostante una cabina di regia e l’individuazione (tardiva) di una piattaforma in cui convogliare tutti i dati necessari ad incrociare domanda-offerta, sono solo 116 gli annunci pubblicati sulla piattaforma Sibonus. I dati che abbiamo, però, sono ben altri.  Secondo i dati Enea, che fotografa la situazione al 29 febbraio 2024, la cifra di detrazioni maturate per  lavori conclusi in Piemonte si attesta sugli 8.537.203.856,47€. Nel dettaglio si parla di 9.534 condomini, 20.721 unifamiliari, 4.709 mini condomini. Con un calcolo approssimativo per difetto arriviamo a circa 125.000 famiglie, 10.000 professionisti, e almeno 30.000 imprese coinvolte. Numeri impressionanti per un settore in enormi difficoltà.  Troppo tempo è stato sprecato, imprese e le famiglie avevano come scadenza ultima il 4 aprile 2024 per comunicare all’Agenzia delle Entrate il corrispondente credito maturato a soggetti terzi, pena la perdita della prima annualità.  Abbiamo proposto soluzioni sin dall’inizio, ma non è bastato. Da questa vicenda esce sconfitta la Regione, la maggioranza, ma soprattutto tutti coloro che attendevano risposte concrete che non sono mai arrivate da una parte politica che ha voltato loro le spalle.

HIKIKOMORI

Sono assolutamente convinto che l’obiettivo primario della politica sia quello di non lasciare nessuno indietro, soprattutto chi sta passando un momento di grande fragilità e difficoltà: è compito delle istituzioni far sentire la propria presenza e il proprio sostegno a chi sia in situazione di bisogno.
Durante questa legislatura mi sono occupato di “HIKIKOMORI”, il fenomeno del ritiro sociale. Questo termine di origine giapponese che identifica quegli individui che scelgono di ritirarsi completamente dalla vita sociale, isolandosi in modo estremo e trascorrendo la maggior parte del tempo in solitudine; un fenomeno che rappresenta una sfida complessa e multifattoriale. Non va ridotto solo a semplice timidezza estrema o introversia, spesso gli Hikikomori soffrono di gravi disturbi psicologici come depressione, ansia sociale o altri disagi che li spingono a evitare qualsiasi forma di interazione sociale. E’ una condizione moderna figlia della società che abbiamo costruito e della sua estrema pressione sociale che porta le persone vulnerabili a scegliere l’isolamento. Un problema per il quale non si dedicano i giusti spazi e che spesso non viene ancora riconosciuto e affrontato come dovuto, poiché molto spesso le istituzioni danno risposte rigide e preimpostate. Compito della politica é affrontare questa e simili problematiche in modo empatico ed efficace, promuovendo la consapevolezza sui problemi legati al benessere psicologico e riducendo lo stigma associato a questo tema. E’ fondamentale fornire risorse e sostegno psicologico accessibile a chi é in stato di bisogno: le persone non devono sentirsi sole soprattutto nei momenti di difficoltà. Durante le audizioni in commissione e grazie a numerosi scambi con Hikikomori Italia Genitori ONLUS ho avuto modo di approfondire, aprendo gli occhi sul problema. E’ un fenomeno senza età, può colpire chiunque e senza un adeguato sostegno può diventare estremamente invalidante. La Regione Piemonte aveva stipulato, per il triennio 2019-2021, un protocollo con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus al fine di individuare una serie di strumenti per contrastare la diffusione degli Hikikomori a livello scolastico. Finito il triennio il protocollo però non è stato rinnovato. Ho combattuto e continuerò a farlo anche al di fuori del consiglio regionale affinché venga rinnovato in tempi rapidi e completo delle condizioni necessarie a garantirne il funzionamento. 

INQUINAMENTO DA PFAS

I PFAS, acronimo di sostanze perfluoroalchiliche, sono inquinanti ambientali per i quali numerosi studi hanno riconosciuto forte incidenza negativa sulla salute degli organismi viventi.

Un dato estremamente preoccupante è che sono ampiamente diffusi nelle matrici ambientali come conseguenza del loro ampio utilizzo dovuto alle loro caratteristiche di resistenza alle alte temperature e alto potere impermeabilizzante; infatti consentono di proteggere le superfici da grassi e acqua trovando impiego nella produzione di tessuti, tappeti, abbigliamento, rivestimenti di carta ad uso alimentare, pentole antiaderenti, nonché in schiume antincendio e dispositivi di protezione. La maggiore attenzione è stata rivolta a Spinetta Marengo, frazione di Alessandria dove sono cresciuto e attualmente risiedo, e dove ha sede l’unico polo chimico italiano in cui ancora oggi vengono prodotti i PFAS: a novembre 2019 sono stati pubblicati i risultati di uno studio epidemiologico condotto da ARPA Piemonte sui cittadini della fraschetta nel comune di Alessandria, dal quale è emerso uno scenario preoccupante rispetto alle statistiche regionali e provinciali: – patologie tumorali: 

  • 30% incremento di tumori epatici e delle vie biliari

  • 75% incremento dei mesoteliomi pleurici

  • 90% incremento per i sarcomi

 

– patologie non tumorali: incremento di rischi a carico dell’apparato cardiocircolatorio, malattie cardiache e incrementi di rischio a carico dell’apparato genitourinario.

Nel sottogruppo età 0-14 anni viene evidenziato l’86% di aumento dei ricoveri per patologie neurologiche. A seguito della pubblicazione ho depositato un primo ordine del giorno per richiedere un biomonitoraggio della popolazione di Spinetta Marengo approvato in data 7 aprile 2020; nonostante diverse sollecitazioni nei mesi successivi, il biomonitoraggio è partito però solo nel 2024, limitato a un campione ristretto di persone. Attualmente siamo in attesa della terza fase dello studio epidemiologico che dovrebbe definire il nesso causale fra l’aumento statistico di certe patologie e l’esposizione a determinati inquinanti. Ma le preoccupazioni non si fermano a Spinetta Marengo, infatti la presenza di PFAS é stata riscontrata in diverse acque potabili del Piemonte. Grazie all’enorme lavoro di raccolta dei dati svolto da GreenPeace è emerso un inquinamento da PFAS a Torino e in altri 70 comuni della regione come Novara e Galliate, oltre ad una presenza diffusa su gran parte del territorio italiano. Ho presentato una mozione importante per richiedere il monitoraggio di tutte le acque potabili del Piemonte al fine di arginare il problema della contaminazione e tutelare la cittadinanza. Il 12 gennaio 2026 entrerà in vigore la Direttiva Europea sui parametri di potabilità dell’acqua, che fa riferimento in primo luogo alle concentrazioni di PFAS: la somma di sostanze perfluoroalchiliche considerate problematiche come i PFOA non dovrà superare i 100 nanogrammi per litro nel parametro più cautelativo. La realtà è che oggi non abbiamo contezza del livello di inquinamento delle acque piemontesi.

LE NUOVE SFIDE IN EUROPA

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’Europa ha approvato l’AI Act il primo testo, che entrerà in vigore nel 2026, che cerca di razionalizzare e controllare l’intelligenza artificiale e tutelare le cittadine e i cittadini europei. Il regolamento definisce i sistemi di AI come “qualsiasi software che utilizza uno o più algoritmi di apprendimento automatico per generare output o prendere decisioni“. 

L’AI Act pone le sue fondamenta su due principi: 

  • Sicurezza. I sistemi devono essere progettati e sviluppati in modo da ridurre i rischi per la sicurezza e la salute delle persone, per i diritti fondamentali e per gli interessi pubblici; 

  • Trasparenza. Devono garantire la trasparenza delle loro decisioni e dei loro processi

L’intervento europeo è il primo passo di una politica che deve governare la veloce evoluzione tecnologica. Dagli assistenti virtuali sui nostri smartphone agli algoritmi avanzati che alimentano i mercati finanziari e i sistemi sanitari, l’AI  è diventata onnipresente.  Non dobbiamo, però, guardare l’intelligenza artificiale con paura, ma con curiosità. Pensare di rallentare il progresso vuol dire cercare di fermare un fiume con le mani.  Man mano che i sistemi di AI diventano sempre più autonomi e sofisticati, possiedono la capacità di rivoluzionare settori, aumentare la produttività e affrontare sfide sociali complesse. Guardiamo chi già utilizza l’intelligenza artificiale in campo medico o formativo, nella protezione dell’ambiente o nella regolazione dei trasporti. I sistemi di AI possono giocare un ruolo fondamentale nel nostro futuro, ma non è tutto scontato e immediato. La tecnologia è un fenomeno umano, e la sfida politica che ci attende è quella di definire, costruire e promuovere sistemi di IA che rispondano ai principi di libertà umana, giustizia e democrazia. L’utilizzo dell’AI nel mondo del lavoro impatterà significativamente i rapporti di produzione, l’occupazione, la libertà contrattuale, la libertà personale e i consumi. Uno studio del “Centres for European Policy Network” ha evidenziato che circa 20 milioni di lavoratori in Ue perderebbero il posto di lavoro a breve termine se non si prendessero rapidamente delle precauzioni, vista la velocità di sviluppo dell’intelligenza artificiale. Rilanciare idee come il reddito universale di base (universal basic income o UBI) non vuol dire ripensare le istituzioni europee in ottica assistenzialista. La misura, infatti, va vista come una compensazione equa e transitoria. Non solo. Sarà necessaria una tassazione sugli extraprofitti generati dalle imprese a seguito dell’introduzione di IA (al netto dei costi di ammortamento) a danno della forza lavoro umana dell’impresa stessa. Questo è realizzabile solo se si raggiunge l’obiettivo di una vera e propria integrazione fiscale, ovvero una vera Unione fiscale. I proventi di questi extraprofitti potrebbero confluire nel bilancio UE come nuova risorsa propria e potrebbero essere impegnati per finanziare il Reddito di cittadinanza europeo. Non dobbiamo rallentare il progresso, dobbiamo guidarlo affinché non diventi una pericolosa macchina in mano di pochi soggetti  in grado di distorcere il mercato. Ho chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere un testo con il seguente input “Scrivi un testo sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulle future generazioni senza un controllo della politica”. Anche l’AI è d’accordo con me!

TESTO GENERATO CON CHATGPT 3.5

L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una delle più grandi frontiere dell’innovazione tecnologica, promettendo progressi senza precedenti in molteplici settori. Tuttavia, l’assenza di un controllo politico adeguato potrebbe portare a conseguenze devastanti per le future generazioni.

In un mondo senza un’adeguata regolamentazione politica dell’IA, potremmo assistere a un aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche. Le tecnologie basate sull’IA potrebbero accentuare il divario tra coloro che hanno accesso a esse e coloro che non ne hanno, creando una società a due velocità in cui solo pochi privilegiati possono beneficiare appieno dei progressi tecnologici.

Inoltre, senza un controllo politico, potremmo trovarci di fronte a una perdita di controllo sull’IA stessa. I sistemi autonomi e l’apprendimento automatico potrebbero evolversi oltre la nostra comprensione e controllo, portando a scenari in cui le decisioni cruciali vengono prese da algoritmi senza la supervisione umana necessaria per garantire equità ed etica.

L’assenza di regolamentazione potrebbe anche minare la privacy e la sicurezza dei cittadini. Con l’IA che permea sempre più settori della vita quotidiana, le minacce alla privacy diventano sempre più diffuse, con dati sensibili che potrebbero essere utilizzati in modi imprevisti o persino dannosi.

Un’altra conseguenza negativa potrebbe essere l’erosione dell’occupazione tradizionale. Mentre l’IA porta con sé la promessa di efficienza e automazione, ciò potrebbe portare alla perdita di milioni di posti di lavoro tradizionali, lasciando molte persone senza mezzi di sussistenza e amplificando ulteriormente le disuguaglianze economiche.

Senza un controllo politico adeguato, l’IA potrebbe anche amplificare i pregiudizi esistenti e portare a discriminazioni sistematiche. Gli algoritmi di apprendimento automatico possono essere intrinsecamente influenzati dai dati di addestramento e se non vengono attentamente regolamentati, potrebbero perpetuare e addirittura accentuare i pregiudizi presenti nella società.

Infine, senza un controllo politico, potremmo affrontare una crisi di fiducia nell’IA stessa. Se le persone percepiscono che l’IA è usata in modo non etico o dannoso, potrebbe verificarsi un rifiuto generalizzato delle tecnologie basate sull’IA, ostacolando così il potenziale beneficio che potrebbero portare.

In conclusione, l’assenza di un controllo politico dell’IA potrebbe avere gravi conseguenze per le future generazioni. È essenziale che i governi adottino politiche e regolamentazioni appropriate per garantire che l’IA sia utilizzata in modo responsabile, equo ed etico, al fine di massimizzare i suoi benefici per l’intera società.

AMBIENTE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

 L’Europa si è prefissata un obiettivo ambizioso: la neutralità climatica entro il 2050. Per raggiungerlo servono però azioni concrete e significative. Il cambiamento climatico si affronta con un mix di misure:

  • MITIGAZIONE = decarbonizzazione e riduzione emissioni GHG
  • ADATTAMENTO = costruzione della resilienza agli effetti del cambiamento climatico
  • INCENTIVAZIONE = politiche economiche per una transizione “per tutte le tasche”.

In particolare l’ultimo punto è di vitale importanza, perché ridurre la domanda di energia è il primo passo per raggiungere gli obiettivi nazionali e comunitari; ma non solo, devono essere prese decisioni nette in grado di disincentivare le politiche dannose per l’ambiente e incentivare progresso tecnologico, riciclo e tutela delle biodiversità.
L’inserimento di gas e energia nucleare nell’elenco degli investimenti sostenibili sono errori non ammissibili. La mia attività politica regionale in Piemonte come vicepresidente della commissione Ambiente mi ha permesso sia rendermi conto dell’arretratezza delle conoscenze della nostra classe dirigente, sia di valutare con attenzione il ventaglio dei possibili percorsi e soluzioni da adottare per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.
Le guerre e il loro impatto sul mercato dell’energia ci hanno messo di fronte a una crudele realtà: l’Europa non è indipendente dal punto di vista energetico.
La Commissione Europea ha presentato a maggio 2022 il piano REPowerEU, basato sull’attuazione del pacchetto “Pronti per il 55%”: ridurre entro il 2030 almeno al 55% le emissioni nette di gas a effetto serra per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica, in linea con il Green Deal europeo.
Il recente stanziamento da parte della Commissione Europea di 172 milioni di euro a sostegno di 13 progetti di ricerca e innovazione che contribuiranno direttamente al raggiungimento dell’indipendenza energetica, è un primo importante passo sulla strada giusta.
Tante le fonti a disposizione: eolico e solare, ma anche idroelettrico, geotermico, biomasse.
L’aumento della produzione di energie rinnovabili ci consentirebbe di produrre ad un prezzo competitivo idrogeno verde, da impiegare come vettore energetico alternativo alle fonti fossili in diversi settori.
Diversificare infatti è la parola chiave per sopperire ai limiti dati dall’intermittenza di alcune fonti di energia rinnovabile.

Le proposte del MoVimento 5 Stelle, che vorrei portare avanti con il vostro sostegno, sono chiare:

  • NO AL NUCLEARE E AL GAS NELLA TASSONOMIA. L’Unione Europea deve essere coerente e rispettare gli impegni presi nella Cop21, il Green New Deal e la Legge Europea sul Clima. Con il nucleare e il gas legittimiamo invece un pericoloso greenwashing che ci allontanerà dalla lotta ai cambiamenti climatici, che è vitale per l’Italia e le future generazioni;
  • UN ENERGY RECOVERY FUND CONTRO LA POVERTÀ ENERGETICA. Servono dunque investimenti comunitari, sulla scia del successo del Next Generation EU. Abbiamo bisogno di un Energy Recovery Fund per affrontare i rincari dei prezzi dell’energia e l’aumento della povertà energetica. Il Next Generation EU è stato un successo. In un periodo difficile come quello della pandemia abbiamo garantito coesione sociale e rilanciato gli investimenti nei settori chiave come la transizione verde e l’innovazione tecnologica. È evidente che la riforma degli aiuti di stato non basta. Senza un nuovo Recovery basato e costruito sull’energia o le nostre imprese non saranno più competitive con quelle americane e asiatiche;
  • UNA TASSA SUGLI EXTRA-PROFITTI DELLE COMPAGNIE ENERGETICHE. Una misura emergenziale importante, che permetterebbe di calmierare i prezzi dell’energia, è l’imposizione di una tassazione straordinaria sugli extraprofitti realizzati dalle compagnie energetiche che, in questo periodo e date le circostanze straordinarie in cui ci troviamo, hanno goduto di un’impennata degli utili conseguiti dalla vendita di energia derivante da fonti fossili;
  • I CREDITI FISCALI EUROPEI PER FINANZIARE LA TRANSIZIONE VERDE. In analogia all’”Inflation Reduction Act” (IRA) statunitense e a quanto fatto ancora prima dal nostro governo con il Superbonus, è necessario un utilizzo esteso di un meccanismo di Crediti fiscali europei (collegati a politiche fiscali comuni UE) al fine di sostenere famiglie, PMI come anche grandi attori industriali negli investimenti necessaria alla generazione rinnovabile e stoccaggio (in particolare distribuita), elettrificazione dei consumi e della mobilità, stoccaggio energetico, remunerazione dei servizi di flessibilità, efficientamento energetico degli edifici. L’utilizzo dei crediti fiscali negli Stati Uniti ha permesso un grande balzo nel PIL USA oltre di aumento della resilienza e anti-fragilità del sistema industriale;
  • IL CARBON CAPTURE STORAGE. Il CCS (Carbon Capture Storage) come soluzione di ultima istanza esclusivamente per i settori hard to abate e sua progressiva dismissione man mano che la strategia dell’idrogeno e la sua produzione da fonti solo rinnovabili possa sopperire alle necessità dei medesimi settori;
  • ADDIO FONTI FOSSILI. Abolizione del meccanismo di sostegno alla capacità per le fonti fossili, o almeno il ritorno di nuovo alle limitazioni emissive previste e approvate durante la precedente legislatura;
  • UNA RIFORMA DEL MERCATO ELETTRICO. Prevedere una reale riforma del mercato elettrico (quella in corso nella sue fasi finali è considerata essere una riforma temporanea di transizione) con superamento del merit order e disaccoppiamento del costo tra il kWh di origine rinnovabile e quello prodotto da generazione fossile e nucleare;
  • UN REGOLAMENTO SULLE POMPE DI CALORE. Sosteniamo la necessità di una strategia UE per le pompe di calore, una tecnologia che è efficiente e sicura ed è particolarmente sostenibile sia in termini finanziari che di emissioni;
  • LE RETI DI DISTRIBUZIONI. Maggiore attenzione al rafforzamento delle reti di distribuzione per sostenere la produzione distribuita locale, la elettrificazione dei consumi e la mobilità elettrica e relativo piano di finanziamento adeguato. Creazione di una Agenzia dell’energia Europea e di Regolatore europeo dell’energia.
  • DIRITTO ALLA PORTABILITÀ DEL KWh. Allargamento del Right to energy sharing e del concetto di Active customer previsti nella recente riforma del mercato elettrico con l’inserimento del Diritto alla Portabilità del KWh: elaborazione di un mercato energetico ove vi sia il diritto e quindi le norme e le infrastrutture digitali necessarie alla “portabilità del KWh”.  

ECONOMIA CIRCOLARE

Nel mondo odierno è necessario cambiare completamente paradigma. Ogni anno si anticipa la data dell’Earth Overshoot Day, che indica a livello illustrativo il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno. Non possiamo più permetterci di pensare ad un’economia votata alla crescita costante e senza freni. D’altronde è logicamente impossibile crescere all’infinito con finite disponibilità di risorse.  In tale quadro, l’Unione Europea (UE) svolge un ruolo fondamentale nell’incoraggiare e supportare la transizione verso modelli economici circolari. Le azioni politiche messe in atto a livello comunitario giocano un ruolo determinante nell’incentivare l’adozione di pratiche sostenibili da parte delle imprese e dei cittadini. Per economia circolare intendiamo un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. Si genera così un ciclo virtuoso, quando non è più possibile riciclare, riutilizzare o riparare un prodotto, questo diventa rifiuto.  Come possiamo leggere dal sito del Parlamento Europeo, solo all’interno dell’Unione si producono ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti. Con un approccio che allontana la logica del modello lineare, ovvero il “prendi-produci-usa-getta”, saremo in grado di estendere il ciclo della vita dei prodotti, produrre meno rifiuti, generare ulteriore valore, ridurre le emissioni climalteranti e ridurre la dipendenza europea dalle materie prime. L’Unione Europea, inoltre, deve lavorare per sostenere programmi di finanziamento e incentivi fiscali volti ad incoraggiare gli investimenti nelle infrastrutture necessarie per la raccolta differenziata, il riciclo avanzato e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività produttive. In questo modo, si stimola l’innovazione e si favorisce lo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche aziendali volte a ridurre il consumo di risorse e l’emissione di rifiuti. 

L’Europa si muove su più fronti: 

  • Diritto alla riparabilità dei prodotti. L’UE vuole garantire che i consumatori possano chiedere la riparazione anziché la sostituzione in caso di guasto o di difetto di un prodotto.Per questo motivo nel marzo 2023 la Commissione ha proposto nuove norme comuni per contrastare lo smaltimento prematuro dei beni riparabili. Il 2 febbraio 2024 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio in merito alla direttiva sul diritto alla riparazione. I principali elementi sono:

  • il diritto dei consumatori di chiedere ai fabbricanti di riparare i prodotti tecnicamente riparabili a norma del diritto dell’UE (per esempio lavatrici, aspirapolvere o telefoni cellulari);

  • un modulo europeo gratuito di informazioni sulla riparazione;

  • una piattaforma online per la riparazione per mettere in contatto i consumatori con i riparatori;

  • una proroga di 12 mesi del periodo di responsabilità del venditore dopo la riparazione di un prodotto

  • lotta all’obsolescenza programmata e al greenwashing. Al fine di proteggere meglio i diritti dei consumatori, promuovere decisioni ecologiche e costruire un’economia circolare che riutilizzi e ricicli materiali, il Parlamento europeo sta lavorando all’aggiornamento delle regole esistenti in materia di pratiche commerciali e protezione dei consumatori. Quante volte leggiamo naturale, ecologico, amico dell’ambiente ecc. sui prodotti che acquistiamo quotidianamente? E come abbiamo la certezza che lo siano veramente? è compito dell’Unione Europea assicurarsi che tutte le informazioni riguardanti l’impatto di un prodotto sull’ambiente, la durata, la riparabilità, la composizione, la produzione e l’uso siano supportate da fonti verificabili. Ma non solo. Da un sondaggio è emerso che l’86% dei consumatori vorrebbe avere maggiori informazioni sulla durabilità dei prodotti. Introdurre in tutti gli stati l’obbligo di esposizione dell’indice di riparabilità di un prodotto stimola le aziende produttrici a limitare strumenti come l’obsolescenza programmata. 

L’Unione Europea svolge un ruolo chiave nel promuovere un’economia circolare attraverso l’adozione di politiche mirate, il sostegno finanziario, la promozione della cooperazione internazionale e l’educazione dei cittadini. Solo attraverso un impegno comune e coordinato a livello continentale è possibile affrontare le sfide ambientali e promuovere uno sviluppo economico sostenibile per le generazioni presenti e future.

RIFIUTI

La gerarchia dei rifiuti si traduce in un ordine di priorità nella legislazione e nella politica di prevenzione e gestione dei rifiuti ed è stabilita nella direttiva quadro dell’Unione sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE). 

Le pratiche di gestione dei rifiuti variano significativamente da un paese all’altro nell’UE. L’obiettivo finale è ridurre al massimo il conferimento in discarica attraverso azioni di:

  • Prevenzione, azioni volte a ridurre la quantità di rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione della durata di vita dei prodotti; 

  • Preparazione per il riutilizzo, operazioni di recupero volte a controllo, pulizia o riparazione, con le quali prodotti o componenti di prodotti che sono diventati rifiuti vengono preparati in modo da poter essere riutilizzati senza altri trattamenti preparatori; 

  • Riciclaggio, qualsiasi operazione di recupero attraverso la quale i materiali di scarto vengono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze, sia per gli usi originali che per altri usi; 

  • Altro recupero

Lo smaltimento in discarica, tra l’altro, è l’opzione più dannosa sia per l’ambiente sia per la salute umana. Non solo. In linea con la Direttiva UE sulle discariche, i paesi europei sono obbligati a ridurre la quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica al 10% o meno del totale dei rifiuti urbani generati entro il 2035. Durante la mia attività da Consigliere in Regione Piemonte ho portato avanti feroci battaglie contro la scellerata idea della costruzione di nuovi impianti di incenerimento. L’incenerimento non è una soluzione:

  • Tempi di costruzione che variano dai cinque ai sette anni, quando tutto procede per il meglio. Periodo in cui il progresso tecnologico potrebbe dar luce ad alternative più economiche e più sostenibili; 

  • Non economicamente conveniente. L’Europa ci dice che già al 2025 dovremo raggiungere il 65% di riciclo, il 70% nel 2030. Un investimento su un impianto di incenerimento viene ammortizzato in circa 20 anni. Quindi, più riciclaggio e meno rifiuti prodotti vuol dire meno “cibo” per i nuovi impianti dato che bruciano la parte residuale, terminale, della raccolta, cioè tutto quello che non può essere riciclato. In un contesto storico, tra l’altro, in cui impianti come quello di Livorno e Ravenna, annunciano la chiusura proprio per mancanza di materie prime; 

  • è in corso la valutazione dell’inserimento degli impianti di incenerimento e delle discariche all’interno del mercato ETS. Entro il 2026 la Commissione UE dovrebbe valutare l’estensione del meccanismo di scambio delle quote di emissione; 

  • Con un emendamento alla direttiva “REDIII”, approvato dal Parlamento Europeo, gli Stati membri che non rispettano gli obblighi in materia di raccolta differenziata e di gerarchia dei rifiuti non potranno incentivare l’energia prodotta dagli impianti di incenerimento; 

  • Si ritarda solo il conferimento in discarica. Se è vero, infatti, il cosiddetto postulato fondamentale di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, il rifiuto bruciato genererà a sua volta rifiuto: una parte sotto forma di inquinamento atmosferico e l’altra sotto forma di residuo materiale. 

Per questo motivo è fondamentale avere rappresentanti in Europa che portino avanti la battaglia contro gli inutili impianti di incenerimento e guardino al futuro in ottica più sostenibile e attenta alla salute della nostra e delle future generazioni.